Il centro storico di Bolzano merita, senza dubbio, una visita: piazza Walther con il suo Duomo, il museo archeologico dove è conservato Ötzi (la celebre “mummia del Simulaun”), le vie dei negozi animate spesso dai banchi del mercato, il bel chiostro dei Francescani e via dicendo. Ma basta camminare per qualche minuto – appunto partendo dalla Franziskanerkirche, seguendo il muro di cinta – per arrivare a una meta che dovrebbe essere segnata dal classico “circoletto rosso” per gli amanti della birra artigianale.

Parliamo di Batzen Brau, birrificio attivo ormai da una dozzina d’anni che si è ritagliato un ruolo importante nel panorama craft nazionale grazie a birre capaci di riscuotere successo sia tra gli appassionati sia tra i giudici dei principali concorsi europei. E non potrebbe essere diversamente: su Malto Gradimento abbiamo già dichiarato il nostro amore per questo produttore fin dal 2015 (QUI una recensione di allora) mentre tre anni fa vi parlammo della prima visita alla Batzen Häusl. Dove si può mangiare e bere sia all’aperto in un classico biergarten, sia al chiuso nei pressi di una lunga spina da dove sgorgano tutte le birre di casa.

Questa volta abbiamo avuto anche l’occasione di fare due chiacchiere con Christian “Pitsch” Pichler, il birraio che fin dall’apertura di Batzen (2012) conduce la sala cottura del produttore bolzanino. Prima di raccontarci qualcosa sulle sue birre, Christian ci spiega da dove deriva il nome del birrificio e svela la sua radice storica. «In queste mura esiste un’osteria da secoli: ci sono testimonianze che portano fino al 1400 circa. Il nome Batzen, che è storico, deriva da una moneta che veniva utilizzata per acquistare da bere e da mangiare e aveva il valore di quattro Kreuzer. Quando si è trattato di aprire il birrificio lo abbiamo mantenuto».

In questi anni Batzen ha vinto numerosi premi sia a Birra dell’Anno sia all’European Beer Stars: qual è la soddisfazione per questi risultati?
«La soddisfazione è tanta e deriva da due motivi. Innanzitutto hai la conferma che fai un buon lavoro e, in un certo senso, raccogli i frutti di quello che porti avanti durante l’anno. E poi c’è il fatto che non abbiamo vinto premi solo con gli stili tedeschi, quelli a noi più vicini, ma abbiamo ottenuto medaglie anche con diverse altre birre differenti (per esempio con le IGA “Julitta” e “Theresa” ma non solo ndr). I due concorsi citati sono per noi i più importanti: Birra dell’Anno è quello nazionale italiano, EBS è il principale in Germania e quindi ci concentriamo su questi anche perché riceviamo sempre una valutazione delle birre. Una cosa fondamentale per noi birrai, perché possiamo valutare eventuali cambiamenti: quando i giudici provano le nostre birre ci restituiscono una “fotografia” dalla quale possiamo ripartire».

La nostra Batzen Dunkel gustata a Bolzano

Quando lei ha iniziato a svolgere questo mestiere si è ispirato a qualche birraio in particolare?
«Domanda interessante. All’inizio sicuramente, soprattutto quando ho fatto uno stage a Innsbruck, mi piacevano tutte quelle birre beverine ma dotate di un certo carattere, come le helles. Ecco: il carattere di una birra ci deve sempre essere: quando bevi una artigianale devi avere questa sensazione di un prodotto particolare, che ha qualcosa da raccontare».

Oggi invece quali sono le fonti da cui trarre nuove idee birrarie?
«Per quanto riguarda l’ispirazione attuale non c’è un unico birrificio a cui ci rifacciamo, però spesso giriamo per festival, visitiamo altri produttori, cerchiamo di assaggiare sempre qualcosa di nuovo. In questo modo possiamo dire che ci lasciamo in parte ispirare da ogni birrificio, da ogni birraio ma anche – perché no – da ogni cliente che viene nel nostro locale e ha qualcosa di interessante da dirci».

Qual è infine la birra che vi ha reso più orgogliosi? E qual è quella che non avete ancora fatto e che vi piacerebbe produrre?
«Ancora oggi, quasi ogni giorno, bevo ancora la nostra wiener lager, la “Vienna”, la nostra birra principale che continua a piacermi molto, soprattutto in estate. Per il resto ci sono ancora tante tipologie che voglio provare a creare anche perché il mio gusto è in continua evoluzione. Per esempio in giorni come oggi (la nostra visita è avvenuta in una giornata torrida ndr) vorrei pensare a una birra più leggera e luppolata. Ma appunto, di idee ne abbiamo tante».

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