Se diciamo che è stato un trionfo, non diciamo un’eresia. “50&50”, il birrificio artigianale di Varese che ha sede nel quartiere di Valle Olona fa letteralmente il pieno di premi a “Birra dell’Anno”, il più importante concorso nazionale che ha celebrato oggi i propri vincitori in una cerimonia organizzata all’interno del Cibus di Parma. Tre ori per Alberto Cataldo ed Elia Pina, le due anime di “50&50”, un risultato gigantesco considerando che alla kermesse erano iscritti quasi 250 birrifici e quasi 2000 birre provenienti da tutta Italia.

Da Parma arriva quindi una conferma della bontà del lavoro di Elia e Alberto, già capaci di vincere un oro nell’edizione 2020 (allora con la Kalopsia) ma anche di ottenere un riconoscimento internazionale (un terzo posto) con la “Danko” all’European Beer Stars di Monaco di Baviera nel novembre scorso.

Le tre birre che hanno ottenuto il primo premio al Cibus sono, tra l’altro, di tipologie che hanno poco in comune. L’inizio è stato subito notevole perché la Manbassa si è imposta nella categoria 1 (il concorso era, in tutto, suddiviso in 45 categorie), ovvero quella dedicata alle classiche birre chiare a bassa fermentazione di ispirazione tedesca e ceca, le pilsner. La birra varesina in questo caso si è messa alle spalle i prodotti di due produttori quotati come Beer In (la Gil) e il Birrificio Lariano (la Urkuè).
Pina e Cataldo sono poi stati richiamati al momento della premiazione della categoria 36, quella cioé delle birre ad alta fermentazione realizzate con l’uso di frutta: qui 50&50 è stato premiato per la sua Black Rooster, brassata utilizzando le pesche. Infine chiusura in bellezza con la categoria 42, quella delle IGA (Italian Grape Ale) prodotte con uve bianche. A svettare è stata la Graziella, una delle birre più originali e inconsuete tra quelle che escono dalla brewery di via Merano.

I tre ori del birrificio varesino – l’unico che opera all’interno dei confini della Città Giardino – non sono stati però gli unici riconoscimenti arrivati in provincia. L’altro grande protagonista di casa nostra è stato “The Wall”, azienda che ha sede (e tap room) affacciati sulla “Varesina” in quel di Venegono Inferiore.
Due le medaglie di bronzo ottenute dalla struttura di Stefano Barone che ha Daniele Martinello a capo della sala cottura. Sul podio sono salite la Billygoat in categoria 8, quella dedicata a bock, doppelbock e altri stili tedeschi a bassa fermentazione e alta gradazione e la Sunray in categoria 13, ovvero quella delle APA (American Pale Ale). Anche nel caso di The Wall quindi, due podi con birre che non hanno “parentele” tra loro e un’azienda capace di farsi notare sia in Italia sia al di fuori dei confini (vedi l’oro ottenuto a Bruxelles con la John Hops a novembre 2021).

Al termine delle premiazioni delle singole categorie, Unionbirrai ha annunciato anche il nome del “Birrificio dell’anno”, ovvero quello che ha ottenuto il miglior risultato complessivo dalle singole votazioni: in questo caso il premio è andato a Ritual Lab, realtà laziale (la sede è a Formello) che conferma così il titolo già vinto nel 2021. Quattro, nel dettaglio, gli ori per Giovanni Faenza e per i suoi collaboratori.

Tornando sul nostro territorio, vanno senza dubbio sottolineati anche i risultati colti da Serra Storta: il birrificio di Buscate – nato anni fa come “terzista” ma poi cresciuto molto anche con i prodotti a marchio proprio – ha vinto un oro tra le saison-biere de gard con la Piper e un argento tra le affumicate con la Alba.
Il Birrificio Italiano di Limido Comasco ha invece ottenuto due bronzi, uno con l’immortale Tipopils (tra le pilsener) e uno con la Padosé nella stessa categoria della Black Rooster. Due podi infine per Birra 100Venti di Borgomanero, argento con la Apache e bronzo con la American Bianchina.

«La XVII edizione di Birra dell’Anno può essere definita quella “della ripresa” e i numeri ne sono la prova. Inoltre, siamo orgogliosi ancora una volta di aver dato importante dimostrazione di come l’identità brassicola italiana sia sempre più matura e definita, inserendo in concorso le categorie Italian Pils e le diverse categorie dedicate alle IGA – ha sottolineato Simone Monetti, segretario generale Unionbirrai – Organizzare questa edizione a meno di un anno dalla premiazione della precedente ha rappresentato una bella sfida, ma siamo molto soddisfatti. Innanzitutto perché i birrifici continuano a dimostrare la loro fiducia nel concorso, in secondo luogo perché per noi è motivo di orgoglio che un numero così significativo di giudici internazionali affermati, generalmente impegnati nei principali concorsi birrari mondiali, abbia voluto essere presente, infine perché proprio questi giudici hanno dichiarato all’unanimità che quest’anno il livello medio delle birre in concorso è stato molto alto».

Chiudiamo con una considerazione targata Malto Gradimento, ben sapendo che stiamo parlando di concorsi diversi nell’organizzazione e nel regolamento. Siamo curiosi di capire se Elia Pina, finalmente, entrerà nel novero dei 20 candidati al prossimo premio di “Birraio dell’Anno”: finora l’artigiano varesino non è mai stato inserito in questa rosa stilata da cento esperti sparsi sul territorio nazionale, molti dei quali poi compongono anche la giuria di “Birra dell’Anno”. Vedremo se il 2022 sarà l’anno buono, che ne dite?

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