Nel 1877 Angelo Poretti, di rientro da alcune esperienze tra Austria, Germania e Boemia, impiantò a Induno Olona un birrificio che ha fatto la storia nell’ambiente brassicolo italiano (anche per la scelte lungimirante di realizzare strutture, edifici e decorazioni in stile liberty) e che ancora oggi è in funzione seppure all’interno di una multinazionale, la danese Carlsberg.

Pochi sanno, però, che Poretti non fu l’unico a impiantare una fabbrica simile sul territorio del Varesotto che per ragioni storiche (gli Asburgo del Lombardo-Veneto) e geografiche (la vicinanza con la Svizzera e il mondo germanico) coltivò la vocazione per questa bevanda non così diffusa nel resto d’Italia. A Vergobbio, che oggi è frazione del comune di Cuveglio, tre anni prima della “Poretti” vide la luce la “Fabbrica di birra di Viola Domenico e C.”.

Correva infatti l’anno 1874 quando questo tale Domenico Viola intraprese questa attività nel cuore della Valcuvia producendo birra “uso Germania”. Il che lascia supporre che gli stili prescelti fossero per l’appunto quelli tedeschi come le helles o le bock, ma magari anche le pilsener che tedesche non sono (hanno origine a Plzen in Repubblica Ceca) ma appartengono alla stessa area geografica e in quegli anni si stavano diffondendo a scapito di tipologie più tradizionali.

Della “Fabbrica di Birra Viola” (che ovviamente nulla c’entra con l’attuale Birra Viola con sede in Romagna, a Cattolica) hanno scritto negli anni scorsi due apprezzati storici locali: il cuviese Giorgio Roncari e il gemoniese Gianni Pozzi. Gianni è il presidente del Centro Studi per la Valcuvia e l’Alto Varesotto “G. Peregalli” e lo ringraziamo per averci fornito il materiale da cui abbiamo ricavato questo articolo.

Il birrificio della Valcuvia ebbe una parabola di una trentina d’anni: si conosce qual è il momento della nascita ma non esattamente la data di cessazione dell’attività. «A Vergobbio si costituì testé una Società anonima per la fabbricazione della Birra la quale anzi già iniziò i propri affari – racconta un articolo del giornale “Cronaca Varesina” del 1874 – Chi provò questa birra nostrale ci assicura che è di ottima qualità e non di certo inferiore a quelle delle migliori fabbriche, anche di Chiavenna».

Pubblicità sui giornali locali di fine Ottocento. In quella di sinistra c’è anche quella della Birra Poretti (credits: Gianni Pozzi)

La chiusura invece potrebbe coincidere con una disavventura giuridica occorsa a Domenico Viola. Il birraio (birée in dialetto, soprannome sopravvissuto per anni con i suoi familiari) che venne accusato dall’ufficiale delle guardie doganali Pietro Satanassi (!) di una frode nella produzione di grappa. All’inizio del Novecento quindi la fabbrica di birra chiuse i battenti perché la difesa del Viola davanti ai giudici risultò inefficace.

Di quella esperienza lontana oltre 120 anni rimane per lo meno la sede: il crotto che si trova nei pressi della chiesetta di Sant’Anna di Cuveglio, accanto al torrente Torreggione (in dialetto Toregiùn, ma è chiamato anche San Gottardo), che tutt’ora svolga un’attività di ristorazione. Quello che invece non c’è più stato è un birrificio in Valcuvia: anche in quest’ultima epoca artigianale non si sono sviluppate esperienze simili salvo quella – breve – di Amalu a Gemonio. In Valcuvia è basata una beer firm, Ma.Bo., che ha radici a Casalzuigno ma per ora non ci sono impianti brassicoli (le beer firm sono aziende che producono birra su impianti di proprietà altrui n.d.r.). Chissà se prima o poi anche quest’area, molto cara a Malto Gradimento come avrete capito, non si torni a produrre fisicamente la birra sull’eredità di Domenico Viola.

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