È un birrificio con sede a Induno Olona, più precisamente proprio nei pressi dell’imbocco della Valganna. Non ha però 140 anni di vita, o giù di lì e non fa parte di una multinazionale con sede in Danimarca come quello a cui state pensando dopo le prime indicazioni che vi abbiamo dato.

No, il “Birrificio in Mostra” ha un’età che per il momento si misura in mesi ed è assolutamente artigianale: è l’ultimo nato in provincia di Varese e fa capo a due amici che dopo una lunga esperienza nell’homebrewing hanno scelto di fare un passo in più. Attrezzarsi con un impianto professionale e fondare un’azienda con tutti i crismi anche se per il momento Andrea Bari e Alessandro Di Rita – i loro nomi – affiancano l’attività da birrai alle rispettive professioni. 

«L’idea fu di Alessandro ma per un po’ di tempo la lasciammo in sospeso. Poi venne da me tre giorni dopo il mio matrimonio e tornò alla carica – racconta divertito Andrea nel ricordare la genesi del birrificio – e a quel punto convenimmo che era un peccato non provarci. Era il suo più grande sogno e anche a me sarebbe piaciuto seguire questa strada, arrivammo al punto di dire “adesso o mai più”, e allora cominciammo. Con diversi problemi da risolvere, ovviamente, sia dal punto di vista burocratico (compreso un “cambio in corsa del nome” ndr) sia da quello delle birre. Perché un conto è farsi il callo con i pentoloni da homebrewers, un conto lavorare su un vero impianto. Però ci siamo messi a studiare ancora di più e le cose sono migliorate e andate nel verso giusto».

L’ingresso del birrificio

La sede del birrificio – data di ingresso il 1° febbraio 2018 – è oggi ricavata in un ex calzificio: piccolo, visto da fuori, più ampio però una volta entrati all’interno dove si trova un impianto da 500 litri nominali e una cantina di maturazione con una capacità di circa 650 litri. Numeri piccoli che Alessandro e Andrea vogliono far crescere gradualmente: «Nel 2018 abbiamo prodotto 120 ettolitri di birra, quest’anno arriveremo a 180 ettolitri, ottimizzando l’impianto e aggiungendo un fermentatore».

Numeri “micro” se pensiamo all’attuale panorama di molti birrifici artigianali, che però ricalcano gli inizi di tanti produttori che in passato mossero i primi passi su per giù in questo modo. In catalogo per il momento ci sono quattro birre, con la quinta in rampa di lancio; i nomi hanno un tocco onirico (a noi, onestamente non fanno impazzire) ma sono dedicati al territorio varesino.

Le birre di “in Mostra” esposte allo spaccio del locale

“Le cascate luppoline” (IPA) è dedicata alle cascate della Valganna, “La sacra weiss del Monte” invece fa riferimento al borgo del Sacro Monte, una bock affumicata “La birra del Campo” è ispirata dal massiccio del Campo dei Fiori mentre “La bionda del Lago”, realizzata anche con il farro, strizza l’occhio al Lago di Varese dal quale Bari e De Rita hanno preso ispirazione anche per il logo. Sulle etichette infatti compare il celebre “gambero della Louisiana” che da qualche anno spopola sulle rive dello specchio d’acqua cittadino. A breve sarà pronta anche una märzen con dedica al monte Monarco che si staglia sul vicino orizzonte: si chiamerà Monarzen.
A proposito di nomi, il termine “in Mostra” arriva proprio dalla sede di via Olona 31 a Induno che si trova sulla grande rotatoria che immette al paese (arrivando da Varese) e che è fornita di alcune grandi vetrine da dove si può anche osservare l’impianto produttivo.

Ma come si muove sul mercato un birrificio nuovo e di così piccole dimensioni? «Facendo i passi secondo le possibilità – spiega ancora Andrea Bari – Abbiamo iniziato a seminare a Varese, con un ristorante del centro (“Il Vicolino” ndr) che ha una nostra spina e con locali specializzati come il “Bi Birre e Bistrot” a Casciago oppure “Hops” con il quale abbiamo collaborato per un loro evento nello scorso novembre. E poi su Milano con “Bam Brewery” che si è subito interessato alle nostre birre. Siamo all’inizio ma pian piano troviamo nuovi “amici” sul nostro cammino».

Intanto però anche il “Birrificio in Mostra” si sta attrezzando per avere la propria tap room, come ormai è d’obbligo per i produttori craft, come vi avevamo raccontato in QUESTA nostra inchiesta. Aprirà i battenti proprio nella sede attuale (al sabato usata come spaccio: orari 10-12,30 e 15-19)  sulla scia di alcune serate di presentazione ben riuscite: «Lo spazio c’è, tanto al piano terra dove accoglieremo i clienti e avremo il bancone (una ventina i posti a sedere che potrebbero risultare), quanto nel retro dove sarà posizionata la cucina. Ci stiamo già lavorando e siamo entusiasti di compiere un altro passo avanti».

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