Nei mesi scorsi il CREA, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, vigilato dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), ha dato vita a un progetto nazionale per lo sviluppo di una filiera della birra interamente made in Italy. Il progetto si chiama LOB.IT, acronimo che sta per Luppolo Orzo Birra e Italia e prevede una serie di azioni per arrivare a una implementazione di materie prime a forte connotazione territoriale.

Il tutto, ovviamente, in chiave sostenibile: la filiera dovrà essere innovativa e presentare misure che permettano azioni di networking tra imprese e sistemi produttivi. Inoltre le conoscenze acquisite in tema di tecnica colturale, di sostenibilità e di innovazione di processo e prodotto potranno essere trasferite ai diversi soggetti della filiera.

Una premessa doverosa per spiegare l’ultimo comunicato di Carlsberg Italia, la multinazionale danese che gestisce uno dei più celebri (e belli, senza dubbio) siti produttivi della birra italiana, il Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona, alle porte di Varese. Proprio le birre a marchio “Poretti”, spiega Carlsberg, sono interessate dal progetto LOB.IT: alcune delle ricette utilizzate per questa linea prevedono infatti da quest’anno l’utilizzo di un luppolo coltivato in Italia.

Si tratta del cascade, che è una varietà di origine americana ma che in questo caso è fornito da Italian Hops Company (IHC), l’azienda modenese che dal 2014 produce e commercializza luppolo coltivato in Italia. Nel nostro Paese Carlsberg collabora con IHC dal 2018 con un accordo giudicato “antesignano” in ambito industriale dalla multinazionale danese (IHC rifornisce da tempo anche numerosi marchi artigianali). La quale dichiara di voler puntare da qui in avanti su una maggiore italianizzazione delle materie prime.

Non potrà essere un passaggio su larga scala almeno nel breve periodo – aggiungiamo noi – perché il fabbisogno di luppolo in generale è molto superiore all’attuale produzione nazionale che tra l’altro sta soffrendo il cambiamento climatico. La produzione è infatti calata, come ha rilevato la recente analisi di Coldiretti presentata nel corso della Giornata Nazionale del Luppolo Italiano recentemente tenutasi a Roma (QUI l’articolo). Resta però un fatto positivo: se un colosso come Poretti si interessa di questo ambito, per il settore del luppolo potrebbero aprirsi nuove o più ampie possibilità di business in futuro. E una scossa potrebbe fare bene a tutta la filiera della birra, artigianale e industriale.

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