Il maltempo anche con eventi estremi e, all’opposto, i periodi di temperature più alte della norma, hanno colpito anche il già ridotto settore del luppolo italiano. A spiegarlo è l’analisi di Coldiretti presentata a Roma in occasione della Giornata nazionale del luppolo voluta (lunedì 6 novembre) dal Consorzio Birra Italiana.

Un evento organizzato centro congressi di Palazzo Rospigliosi proprio dall’associazione che va grossomodo a riunire quei birrifici artigianali legati più strettamente al mondo agricolo e che è presieduta da Teo Musso di Baladin.

Nel corso della giornata è stato aperto anche il salone dei luppoli “made in Italy” e si è tenuta una tavola rotonda per fare il punto sul settore e per valutare le strategie future. Oltre a Musso vi hanno preso parte il presidente e il segretario generale di Coldiretti, ovvero Ettore Prandini ed Enzo Gesmundo.

In Italia l’estensione dei luppoleti è ridotta, ma i 100 ettari attuali sono comunque in netta crescita rispetto al passato: negli ultimi cinque anni la superfice di suolo dedicata al luppolo è infatti aumentata del 64% grazie ad alcuni imprenditori attivi in diverse regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Lombardia, Umbria e Abruzzo) e grazie anche a una serie di sperimentazioni anche sulle Isole maggiori.

Gli eventi climatici però hanno colpito duramente la coltivazione di questa pianta (e di tante altre) nel 2023: Coldiretti stima infatti un calo del 20% sulla produzione totale, dovuta soprattutto al calo di resa in molti dei luppoleti nazionali. L’allarme anche in chiave futura è legato ai cambiamenti climatici in corso e non riguarda certo solo il nostro Paese dove, per inciso, le varietà più coltivate sono il cascade, il chinook e il comet.

Entro il 2050 infatti è previsto un calo significativo sia della quantità sia della qualità del luppolo usato per la birrificazione. Uno studio pubblicato su Nature Communications da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca spiega come – in meno di 30 anni – la produzione calerà tra il 4 e il 18%, mentre il suo contenuto di alfa acidi (la componente aromatica) si ridurrà del 20-31%.

Coldiretti ha inoltre stimato che anche l’altra coltura fondamentale per la birra, l’orzo, ha incassato un calo nella produzione italiana nel 2023. In questo caso però il dato negativo rispetto all’anno precedente è del 4% su una superficie coltivata di circa 24mila ettari.

«Grazie alle caratteristiche geofisiche del nostro paese, la biodiversità è estremamente variegata – ha detto Teo Musso -. Raccontare tutto questo attraverso la birra, è il modo per vincere sui mercati internazionali con il nostro Made in Italy. Il Consorzio da sei anni si impegna perché tutto questo sia possibile ed avvenga. La giornata del luppolo italiano serve a raccontare come la filiera e la biodiversità possono entrare nelle nostre produzioni nazionali».

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