Fino a qualche anno fa, parlare del luppolo italiano per la produzione di birra poteva sembrare una utopia. E invece, complice anche (soprattutto) l’impegno dei birrifici artigianali, gli imprenditori che hanno scelto di investire in questa coltura si sono ritagliati uno spazio e promettono di crescere con il passare delle stagioni.

Anche per questo venerdì 29 ottobre, a Roma, ci sarà un appuntamento che celebrerà – ma servirà anche a fare il punto della situazione – i produttori nazionali di luppolo. Un evento promosso da Coldiretti e da quel Consorzio Birra Italiana nato pochi mesi prima della pandemia, presieduto da Teo Musso e Carlo Schizzerotto e costituito per riunire i birrifici che utilizzano prevalentemente materie prime di origine nazionale. Per chi vuole approfondire questo aspetto, suggeriamo di leggere QUESTO articolo di Cronache di Birra.

La giornata del 29 potrebbe avere tra gli ospiti anche Stefano Patuanelli, ovvero il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (la sua presenza non è ancora confermata) e sarà conclusa nella sua parte istituzionale dall’intervento di Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. Tra i relatori che parleranno al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi ci saranno Teo Musso, la ricercatrice Katya Carbone e Tommaso Ganino, professore associato nel Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell’Università di Parma.

Al termine della tavola rotonda i birrai aderenti al Consorzio hanno organizzato una cotta pubblica nella quale saranno utilizzati malti e luppoli di provenienza italiana. Inoltre, in un momento riservato agli iscritti, ci sarà la presentazione del Disciplinare di produzione del luppolo italiano del Consorzio. I lavori termineranno nel pomeriggio con la degustazione dei luppoli raccolti nel 2021 alla quale parteciperanno una decina di birrifici. Vedremo se, in seguito al meeting romano, saranno diffusi dati e relazioni sullo stato dell’arte di un comparto che sembra avere un buon margine di crescita, pur se “circondato” dai grandi produttori stranieri dei paesi storicamente a grande vocazione brassicola.

In attesa di novità dalla capitale, ci permettiamo di ricordare che la coltivazione del luppolo – anche per “fini” birrari – ha radici antiche nel nostro Paese, anche se poco conosciute. Per approfondire questa curiosità segnaliamo QUESTO articolo di qualche anno fa in cui parlammo di Gaetano Pasqui, forlivese e pioniere del luppolo italiano. Il libro che leggemmo allora non è più disponibile, ma Umberto Pasqui – giornalista e suo discendente – ha dato più di recente alle stampe un altro volume intitolato “Il birraio di Romagna: Gaetano Pasqui di Forlì, pioniere della birra artigianale italiana”. Lo potete acquistare cliccando sul banner sottostante (di Amazon).

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