In principio fu la “Old Skull”, una IPA maltata come le vecchie inglesi di un tempo ma ammodernata dai luppoli del pacifico per una ventata di freschezza, di profumi e di note esotiche. Poi venne la “Tropical”, da bere senza pensieri – del resto è una session IPA – pensando alle vacanze su mari caldi e lontani.

Quando Paul Wyatt, Maurizio Salerno e Cristian Innocenti, con il supporto dell’amico Alessandro Caligiuri, decisero di creare un birrificio si rifecero alla loro esperienza maturata nell’homebrewing per brassare la prima serie di birre con cui sbarcare sul mercato. Meno di tre anni dopo però, Wyatt Brewing ha in parte variato e ampliato la propria offerta diventando nel frattempo una una realtà solida con una gamma che copre un pubblico più ampio di appassionati e con l’obiettivo di allargare ancora di più la base dei propri fans.

Paul, Maurizio e Cristian hanno innanzitutto rimesso mano alle proprie birre lavorando sulla loro evoluzione e poi aggiungendo un paio di novità che hanno permesso a Wyatt di misurarsi con successo anche con stili differenti pur restando nell’ambito dell’alta fermentazione. Sono così nate, negli ultimi mesi, due birre completamente nuove accanto alla rivisitazione di altri due prodotti che erano già in produzione.

LE STORICHE – Oggi la gamma di Wyatt presenta sia la “Old Skull” sia la “Tropical” ma entrambe hanno una nuova veste. La “Old Skull vol. 4” si è evoluta grazie all’utilizzo del malto Maris Otter e da una aliquota di frumento; la luppolatura è ricca grazie all’uso di Amarillo, Citra e Simcoe ma anche una parte di Cryo a completare il bouquet. Un’intensità olfattiva notevole per quella che è la birra “bandiera” del produttore varesotto.
Il luppolo Cryo è quello che caratterizza anche la nuova “Tropical – Chapter 2”, chiara e molto beverina con un alcol tenuto al 4%. Le note che ricordano il cocco e i frutti tropicali sono dovuti anche all’uso di luppolo Eukanot e Sabro oltre che al Cryo. Una birra che tra l’altro è senza glutine e quindi adatta a chi soffre di celiachia.

LE NOVITA’ – Le nuove nate sono, in ordine di apparizione, la “Hop Trip” e la ”Empire’s Thirst”. La prima si inserisce nel filone della pale ale alzando però con decisione il tenore alcolico: la “Hop Trip” è infatti una double IPA prodotta con luppoli particolari (il neozelandese Rakau e l’americano Azacca) trattati con la innovativa tecnica del Dip Hopping, una “infusione” che permette di massimizzare la resa delle note aromatiche senza però provocare quelle note sgradevoli dovute a un quantitativo massiccio dei luppoli. Al “dip” è stato quindi aggiunto un doppio dry hopping (DDH) per spingere ulteriormente sulle note aromatiche della birra che dal punto di vista alcolico si attesta sull’8%.

L’altra new entry si è letteralmente imposta all’attenzione degli appassionati. Parliamo della “Empire’s Thirst”, uscita nel mese di dicembre e adatta ai climi invernali (pur senza essere una “natalizia” nel senso stretto del termine): inizialmente la crew di Wyatt aveva previsto una produzione “one shot” ma l’ottima risposta ricevuta dal mercato ha convinto il birrificio a inserirla tra quelle costantemente a disposizione. La Empire’s Thirst è una porter extra, quindi in stile britannico con un grado alcolico del 7,5%. Dal bicchiere arrivano note maltate, biscottate e tostate con sentori di cioccolato, frutti rossi e un finale dolce e gradevole. Per acquistare le birre di Wyatt Brewing o per inserirle nella rotazione del vostro locale vi consigliamo di CLICCARE QUI.

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