La birra, certo, ma anche un grande amore per la natura, per il territorio circostante e, perché no, per le esperienze in grado di fare crescere. Da qualche mese in provincia di Varese c’è una nuova beer firm che ha sede a Busto Arsizio e che prende il nome da un curioso volatile: si chiama infatti Turaco ed è stata fondata per iniziativa di Gabriele Pace.

Il recente Varese Beer Festival è stato una sorta di “esordio in società” per Turaco, che in questa fase iniziale ha in catalogo tre diverse birre, tutte realizzate sull’impianto di Canediguerra ad Alessandria, uno dei birrifici in cui Gabriele ha perfezionato la propria formazione.

Bustocco di origine, Gabriele ha messo da tempo il piede nel mondo della birra artigianale; ha co-fondato il progetto “Boia Brewing” (da cui è uscito) poi ha collaborato con il birrificio biellese Beer In e con quello croato Garden, a Zagabria. «Il mio vissuto, le mie esperienze oggi fanno parte delle birre di Turaco – spiega Pace – La pale ale per esempio si ispira a quella di Garden e ha un nome, “We Are Just Intruders” che porta con sé il significato di intruso e di ospite, come mi sono sentito per esempio nei birrifici che mi hanno accolto nelle loro strutture e insegnato una serie di cose. Il nome? Beh, il turaco è un pappagallino ed è l’unico uccello realmente di colore verde in natura. Ho preso spunto da quello per simboleggiare l’unicità delle cose, ed è quello che voglio comunicare con la mia birra».

Il motto “Siamo solo intrusi” però è legato a un altro aspetto ricorrente nelle parole di Gabriele e nell’idea di Turaco: quello del rapporto con la natura che ci circonda. Le immagini che si trovano sulle lattine sono state scattate da un fotografo naturalista, Luca Zulianello e inquadrano momenti ben definiti: l’incendio del Monte Martica (proprio sulla Intruders), una coppia di pescatori sul Lago Maggiore per la hazy IPA “The Last Fisherman” e il pontile di Gavirate recentemente crollato per il maltempo per la – ottima – landbier “Here and Now”.

«Credo sia bello sottolineare l’importanza della natura anche del nostro territorio – spiega Gabriele – Il Varesotto ha un grande patrimonio naturalistico, paesaggistico, fatto anche di piccoli paesi che meritano di essere conosciuti e valorizzati. Dobbiamo rendercene conto, vivere meglio le nostre realtà locali». Parole che hanno trovato “applicazione” da parte del birraio bustocco che, anche con queste idee, è stato tra i fondatori di Slow Food Valle Olona «con un taglio più giovanile rispetto ad altre esperienze di questo tipo».

I cenni autobiografici non sono terminati: «La “Here and Now”, qui e ora, è lo stile di vita che sto seguendo. Ho capito che bisogna imparare a vivere secondo quello che accade, godendosi il momento, senza restare fermi a lamentarsi del passato». Come detto, Pace fu tra i fondatori di “Boia Brewing”, un’esperienza che ha avuto un corso travagliato dal quale Gabriele è uscito: «Abbiamo preso strade diverse ma, proprio in virtù di questo “here and now” non ho più dispiaceri a riguardo. È andata così, mi si sono aperte altre strade e sono contento così».

Infine Gabriele Pace lancia anche un “appello” al mondo della birra artigianale e, in particolare, ai publican. «Credo che per ampliare il mercato della nostra bevanda sia necessario che i gestori dei locali tornino ad avere quella curiosità che serve a scovare sempre nuovi produttori. Ce ne sono alcuni, bravissimi, che non smettono di fare ricerca: so che è difficile ma se riuscissero a incrementare questo lavoro di beer hunting guadagnerebbero maggiore fiducia presso i clienti».

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