Per i dieci anni di matrimonio mi sono concesso una vacanza Oltreoceano che per ovvi motivi familiari non è stata dedicata al beer hunting. Ma per altrettanto ovvi motivi, in un paio di occasioni ne ho approfittato per mettere il naso (e le papille gustative) su qualche birra born in the USA, approfittando dell’amplissima offerta proposta dai supermercati (tutti dotati di frigoriferi) che ho incontrato nel mio cammino.
Più avanti proverò a parlarvi con maggiori particolari di quello che ho assaggiato e “importato”: come antipasto vi descriverò la prima birra che ho assaggiato, la “Hayburner” del birrificio Big Ditch. Cominciamo con il dire che Big Ditch ha “orgogliosamente” sede nella città di Buffalo (infatti l’ho trovata sulla strada verso le cascate del Niagara) e che al pari dei produttori di casa nostra ha scelto per questa IPA un nome che ha un forte riferimento locale.
Hayburner è infatti il termine con cui sono identificati i muli un tempo utilizzati per lavoro sul Canale Erie, una importante via d’acqua che attraversa il territorio dello stato di New York. Lo stesso termine Big Ditch deriva da questo argomento. La “Hayburner”, dicevamo, è una hazy IPA dal contenuto alcolico piuttosto importante (7,2%) anche se ben nascosto tra le pieghe dei profumi e dei sapori che si sprigionano da questa lattinona da 0,57 litri (19,2 once fluide americane).
Partiamo però dalla schiuma, che è bianca e pannosa, compatta e abbastanza fine. Parlavamo di hazy, e infatti la torbidità tipica di questo genere di birre si ritrova una volta versata nel bicchiere (a bordo pullman: vietato bere in pubblico fuori dal supermercato, da quelle parti). Il colore è giallo-aranciato, senza riflessi; al naso si avvertono agrumi (pompelmo rosa), mango e melone confermando grossomodo le indicazioni trovate sulla confezione.
In bocca i riscontri sono simili: agrume, frutta a polpa gialla e tracce lasciate dai malti (Crystal, Carapils). La carbonazione è medio-bassa e anche per questo la “Hayburner” risulta facilissima da bere, anche perché in chiusura arrivano le note amare che tuttavia non risultano particolarmente aggressive: il sorso si conclude così con un senso di pulizia che prepara il palato a una nuova “ondata”. Come dicevamo, l’alcol è ben camuffato: necessaria la cautela anche visto il quantitativo di ogni singola lattina.
Segui la pagina di MALTO GRADIMENTO su Facebook
Segui il profilo di MALTO GRADIMENTO su Instagram
Iscriviti al canale di MALTO GRADIMENTO su Telegram
Commenti recenti