Quattro anni fa, sul nostro blog, vi parlammo dell’avventura di un giovane appassionato di birra italiano, volato in Inghilterra per fare del suo hobby un lavoro attraverso una regolare formazione accademica. Stefano Occhi, milanese, a quel tempo 32enne, era iscritto al corso di Scienza Birraria all’Università di Nottingham ed era al lavoro per una tesi di laurea molto particolare, nella quale – con altri due compagni – doveva dare vita a una nuova birra con tanto di supporto commerciale e attività di marketing. La “Zerogravity”, questo il nome di quella birra, era stata poi prodotta da Castle Brewing e aveva permesso a Stefano e soci di completare nel modo migliore il percorso accademico.

A seguito di quella esperienza, Occhi è tornato in Italia e si è messo al lavoro per dare vita a un progetto birrario che, negli ultimi mesi, è diventato realtà. «Non ho scelto Rimini, è Rimini che mi ha chiamato» racconta Stefano dal suo stand al Beer Attraction 2020 nel quale ha potuto “giocare in casa”.

Già, perché proprio in Riviera, Occhi ha messo radici personali e birrarie incontrando la famiglia Celli (fondatrice dell’omonimo gruppo specializzato in sistemi di spillatura), intenzionata a investire a 360 gradi nel mondo della birra sia attraverso un impianto di produzione sia con un grande locale nei dintorni di Rimini.

Con queste premesse è nato Beha Brewing, un birrificio che ha esordito con il botto nel concorso “Birra dell’Anno”, nel quale ha subito portato a casa un terzo posto in una categoria (la numero 24, quella delle blanche/wit) di assoluto prestigio. A ottenerlo la Kermesse, una delle cinque birre con cui il nuovo produttore ha iniziato il proprio cammino.

La premiazione della “Kermesse” a Birra dell’Anno – foto Unionbirrai

«Beha ha nel nome la propria filosofia – spiega Occhi – Il termine che abbiamo scelto significa “BE HAppy, BE HAndcrafty”: un inno alla convivialità che è anche una caratteristica della Romagna. Allo stesso criterio si rifanno le nostre birre che vogliono essere equilibrate e facili da bere». Beha ha iniziato con cinque etichette: stili differenti con predominanza tedesca (keller pils, schwartz e vienna) oltre alla già citata blanche e alla session IPA; tutte accomunate da una bassa gradazione alcolica e da una alta beverinità.

L’impianto di produzione sorge sulle colline riminesi, lontano dal centro cittadino, e occupa un’area che negli anni passati ospitò le ruggenti notti del “Velvet”, una discoteca molto nota sul cui palco si sono esibiti tanti grandi nomi del rock alternativo italiano. Accanto al birrificio è stato fondato anche un grande locale, il “Baldoria”, inaugurato a ridosso di Beer Attraction: «Vuole essere più di un semplice brewpub, sia per le dimensioni sia per le origini del luogo, un area che è stata un tempio della musica e che è stata rimessa a nuovo». A poche centinaia di metri ci sono i campi in cui Beha – che è un birrificio agricolo – coltiva orzo e frumento da utilizzare poi in produzione.
Perché il benedetto (o maledetto) chilometro zero rimane un “pallino” per tanti: lo vedremo anche nel prossimo articolo di Malto Gradimento dedicato a Beer Attraction e alle sue storie provenienti dal mondo della birra.

Beer&Food Attraction 2020 – Tutti gli articoli di Malto Gradimento

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