La birra trappista va salvaguardata, e così una delle materie prime che viene utilizzata dai monaci di Notre-Dame de Saint Remy: l’acqua della fonte Tridaine. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Liegi che ha dato ragione al monastero famoso per produrre le apprezzatissime birre a marchio Rochefort in un contenzioso con una grande azienda che opera in ambito minerario, la Lhoist.

Lo racconta il “Corriere della Sera” di oggi (LEGGI l’articolo), martedì 18 maggio, citando la sentenza del tribunale della città vallone che era chiamato a decidere se l’acqua della sorgente potesse essere canalizzata in modo differente per le esigenze dell’industria mineraria che possiede una cava di calce nelle vicinanze.

Lhoist è proprietaria della fonte al centro della disputa, però il monastero vanta una servitù sulla sorgente fin dal lontano 1833 e respinge da dieci anni le richieste del colosso minerario. Il motivo è semplice: nonostante le rassicurazioni, i birrai in tonaca temono che qualsiasi intervento possa variare le caratteristiche organolettiche dell’acqua e, di riflesso, possa causare alterazioni al gusto finale delle birre prodotte all’interno di Notre-Dame de Saint Remy. Uno dei cinque produttori belgi a potersi fregiare dell’esagono simbolo dei trappisti. Cinque e non sei perché di recente – come riportato correttamente dal Corriere – Achel è uscito da questa cerchia ristretta poiché non ci sono più monaci a (almeno) supervisionare il processo produttivo. Con Rochefort rimangono quindi Chimay (che ha appena rilasciato la quinta birra della propria gamma) Orval, Westmalle e Westvleteren.

La sentenza della Corte d’appello di Liegi non mette comunque fine al braccio di ferro tra Lhoist e Rochefort: l’ordinamento prevede la possibilità di andare in Cassazione e sembra quella la strada scelta dalla compagnia mineraria per proseguire nella vicenda. Vedremo come andrà a finire e, nell’attesa, ci procureremo qualche bottiglia di Rochefort così come la conosciamo. Non si sa mai…

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