Chi mi conosce sa che la mia principale occupazione lavorativa è quella di giornalista sportivo, con un particolare affetto verso il basket. Uno sport che in diverse occasioni è stato sostenuto dai produttori di birra: la possibilità di dare a una squadra il nome dello sponsor ha ingolosito alcune aziende (non moltissime in realtà) che si sono legate alle società della palla a spicchi per periodi più o meno lunghi. Una consuetudine comunque non solo italiana, se si pensa ad alcune squadre importanti (Efes Pilsen Isanbul, Union Olimpia Lubiana…) che hanno sulla maglia il nome di una birra locale.
Per restare alla realtà della nostra Serie A, ecco che la geografia della birracanestro comprende una serie di nomi e città ben noti tanto agli appassionati del luppolo quanto a quelli del parquet.
È di questi giorni, ad esempio, la partnership tra la Menabrea e (naturalmente) la Pallacanesto Biella anche se in questo caso non si tratta di un accordo da main sponsor; più o meno lo stesso che accade nella “mia” Varese dove la Poretti (gruppo Carlsberg) affianca nel consorzio e nel gruppo di sostenitori i colori biancorossi. Non un caso, vista la vicinanza dello stabilimento di Induno con il PalaWhirlpool e vista la storia delle due realtà: il marchio Splügen Bock era infatti uno dei sei sponsor principali nel pool dei Varese Roosters che nel 1999 arrivarono a vincere lo scudetto della Stella.
A proposito di titolo nazionale, sono due le birre che possono fregiarsi di questa prestigiosa vittoria: si tratta dell’altoatesina Forst che sponsorizzò Cantù nella stagione tricolore 1974/75 e della Buckler (nientepopodimeno che una “analcolica”…), marchio della galassia Heineken e partner della Virtus Bologna per gli scudetti del 1994 e del 1995.
La già citata Splügen vanta anche la presenza come abbinamento principale con la storica formazione di Venezia, la Reyer (nella foto Vianello contro Flaborea, quest’ultimo dell’Ignis Varese), ma anche un passaggio in quel di Gorizia con il nome completo di Splügen Brau (1970).
Anche il marchio italiano forse più famoso, la Birra Peroni (foto a lato), ha calcato il parquet per ben quattro stagioni a metà degli anni Ottanta: l’abbinamento in quel caso fu con la Libertas Livorno, squadra che da lì a poco arrivò a giocare (e a perdere in modo a dir poco rocambolesco e discusso…) una finale scudetto, ma già con il marchio Enimont. Curiosamente, per un paio d’anni, anche la Peroni usò il basket per promuovere la propria “Analcolica”.
Infine – se la memoria non ci inganna – un’altra esperienza decisamente locale è avvenuta in Sicilia, dove la squadra di Trapani portò in giro per l’Italia il nome della Birra Messina. Un’esperienza fortunata, visto che nell’unica stagione di A2 in cui lo sponsor si legò alla società, arrivò la promozione nella massima serie. Da parecchi anni manca comunque un “main sponsor”, almeno a livello di Serie A: chissà che il fermento (!) nel mondo birrario di questi anni non ci regali presto qualche novità. Ma è anche evidente che con il mercato concentrato nelle mani di poche aziende, spesso multinazionali, le possibilità per un abbinamento principale sono ridotte.
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