«Ormai tendo a fidarmi quando Teo mi dice una cosa, e non mi chiedo come riuscirà a realizzarla: fino a ora è riuscito a completare progetti che parevano impossibili, quindi quando c’è di mezzo lui è inutile essere scettici. Alla fine ce la fa». Rubiamo una frase di Maurizio Maestrelli, uno dei veterani del giornalismo brassicolo italiano, per spiegare l’approccio con cui ci siamo avvicinati alla “pre-inaugurazione” di Open Baladin Torino, cui Malto Gradimento è stata invitata.
E in effetti Maurizio ha ragione: il “menestrello di Piozzo” è pronto a vincere questa nuova scommessa: portare un locale nel centro del capoluogo piemontese per sostenere la grande birra artigianale italiana (non solo la sua) ma anche per riqualificare un tratto di città. Il nuovo “Open Baladin” infatti è ricavato dall’edificio che venne utilizzato come “Casa Canada” nel corso delle Olimpiadi 2006 prima di essere lasciato in balia di se stesso e punto di riferimento – fino a ieri – solo di alcuni virtuosi dello skateboard. «Mi è costato un sacco» sospira Teo quando accenna al suo investimento, ma è evidente che la soddisfazione è massima.
Quello di Torino è il terzo della serie “Open” dopo il capostipite di Cinzano e quello più famoso, a Roma; la filosofia è sempre la stessa, e cioè quella di offrire al pubblico la produzione di “Baladin” accanto a una lunga serie di altre birre prodotte in Italia. Ne viene fuori un bancone da quasi quaranta spine, con tanti grandi nomi tricolori: dal Varesotto c’è Extraomnes (Schigi tra i mattatori della serata inaugurale…), ma il panorama è di quelli notevoli: Birra del Borgo (partner del progetto: la sua spettacolare “Cortigiana” era alle spine insieme a “Open” e “Super” Baladin), Ducato, Loverbeer, Montegioco, Brutòn, Birrificio Italiano sono solo alcune delle proposte che certamente trovano posto a Torino insieme a una carta con un centinaio di etichette. E alla destra dei nove metri di bancone è attiva una cucina diretta da Ivan Albertin con una serie di proposte originali, curiose e realizzate con materie prime ricercate.
Torino quindi è pronta «a tornare capitale, ma della birra di qualità: è il momento giusto» ha detto Teo Musso, sorridente e pronto a scambiare quattro chiacchiere con tutti, nonostante l’assedio tipico delle inaugurazioni. A Roma, dove il mondo artigianale vive una realtà incredibile, forse non saranno del tutto d’accordo, ma a differenza della politica, la nazione birraria può tranquillamente prevedere più capitali. E se Teo ha scelto che una di queste sarà Torino, siamo piuttosto sicuri che l’obiettivo sarà centrato.
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