Tra il 2009 e il 2018 nessuno era mai riuscito a farsi eleggere per due volte “Birraio dell’Anno” nonostante tra i premiati, edizione dopo edizione, ci fossero nomi di altissimo valore nel campo della birra artigianale italiana. Quel tabù venne rotto a gennaio 2019 (quindi era l’edizione ’18) da Marco Valeriani, allora a capo della sala cottura di Hammer, al suo secondo trofeo dopo quello conquistato nel 2016.
Una impresa notevole, offuscata però oggi da un ulteriore passo avanti di Valeriani che nel frattempo – come tutti sanno – ha cambiato birrificio lasciando Hammer (dove era un dipendente, seppure di alto profilo) e creando la propria struttura, Alder, con sede a Seregno in Brianza. Con questa nuova esperienza Marco ha conquistato per la terza volta in carriera il titolo di Birraio dell’Anno (foto in alto) scrivendo un’altra pagina di storia di questo mondo.
La proclamazione a Birraio dell’Anno di Valeriani è arrivata domenica 15 gennaio a Firenze, tradizionale sede della manifestazione omonima organizzata dal network “Fermento Birra” che oltre ad assegnare il premio consente ai partecipanti di vivere quello che è il primo festival di respiro nazionale nel mondo craft italiano. Assieme al birraio di Alder ce n’è un altro che sta festeggiando anche se il suo nome è meno conosciuto di quello del collega, si tratta di Mirko Giorgi che è stato votato “Birraio emergente dell’anno” grazie al suo lavoro con Shire Brewing, produttore laziale con sede a Pomezia.
La vittoria di Valeriani era tutto sommato nell’aria perché da più parti si erano sentiti pronostici in questo senso. Alle sue spalle i giurati – cento sparsi per l’Italia – hanno posizionato al secondo posto Giovanni Faenza del romano Ritual Lab (vincitore 2020) e al terzo Enrico Ciani dell’umbro Birrificio dell’Eremo. Di quest’ultimo trovate la recentissima videointervista pubblicata anche da Malto Gradimento in occasione dell’IGA Beer Challenge (QUI). Tolto Valeriani il Centro Italia ha fatto la parte del leone nelle prime sei posizioni: quarti i birrai marchigiani di MC-77 (Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini, campioni nel ’19), quinto il toscano Samuele Cesaroni (Brasseria della Fonte), sesto l’abruzzese Luigi Recchiuti (Opperbacco).
Tra gli emergenti la vittoria di Giorgi conferma la grande vitalità della scena romana e circostante: il birraio di Shire è il terzo laziale a ottenere il riconoscimento in sette edizioni dopo Conor G. Deeks (Hilltop 2016) e il già citato Giovanni Faenza (Ritual Lab, 2017). Sul podio della categoria “giovanile” di Birraio dell’Anno sono saliti anche Francesca Pertici del Doctor B di Livorno ed Enrico Girelli di Radiocraft, anch’esso laziale (di Albano).
Birraio dell’anno – Albo d’oro
2009: Nicola Perra – Barley – Maracalagonis (Ca)
2010: Valter Loverier – LoverBeer – Marentino (To)
2011: Gino Perissutti – Foglie d’Erba – Forni di Sotto (Ud)
2012: Riccardo Franzosi – Montegioco – Montegioco (Al)
2013: Luigi D’Amelio – Extraomnes – Marnate (Va)
2014: Simone Dal Cortivo – Birrone – Isola Vicentina (Vi)
2015: Fabio Brocca – Lambrate – Milano
2016: Marco Valeriani – Hammer – Villa d’Adda (Bg)
2017: Josif Vezzoli – Elvo – Graglia (Bi)
2018: Marco Valeriani – Hammer – Villa d’Adda (Bg)
2019: Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani – MC77 – Serrapetrona (Mc)
2020: Giovanni Faenza – Ritual Lab – Formello (Rm)
2021: Luigi Recchiuti – Opperbacco – Notaresco (Te)
2022: Marco Valeriani – Alder – Seregno (Mb)
Birraio Emergente – Albo d’oro
2015: Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani – MC77 – Caccamo SL (Mc)
2016: Conor Gallagher Deeks – Hilltop – Bassano Romano (Vt)
2017: Giovanni Faenza – Ritual Lab – Formello (Rm)
2018: Luca Tassinati – Altotevere – San Giustino (Pg)
2019: Vincenzo Follino – Bonavena – Faicchio (Bn)
2020: non assegnato
2021: Lorenzo Beghelli – Muttnik – Pavia
2022: Mirko Giorgi – Shire Brewing – Pomezia (Rm)
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