Abbiamo lasciato trascorrere qualche ora dal “gong” finale, prima di tornare a parlare sul blog del Varese Beer Festival numero 3, il secondo di primavera, che abbiamo portato in scena (accanto agli amici di Mondovisione, i principali organizzatori) nell’area feste della Schiranna. Non era facile, visto il meteo perfido di questa fine maggio, ripetere l’esperienza di un anno fa quando l’esordio del VBF fu salutato da una tre giorni di sole e sereno spettacolare.
Invece, anche stavolta, il festival è stato un successo. Non lo diciamo noi, che siamo parte in causa, ma lo raccontano gli addetti ai lavori (dai birrai agli addetti alla cucina fino ai ragazzi che hanno animato il mercatino) e – crediamo – i partecipanti che hanno raggiunto Varese per trascorrere qualche ora nel mondo delle birre artigianali.
Il “contapersone” (virtuale, a occhio, basato sui primi dati di vendita) parla di circa 5mila presenze complessive sui tre giorni tra chi è venuto per bere, chi per mangiare, chi – come i bambini – per divertirsi nell’area giochi. Il bello dell’ingresso gratuito, formula della quale siamo convinti. Dietro ai banconi si è lavorato parecchio e con impegno, con l’unico produttore di Varese-città (“50&50”) a fare la parte del leone dal punto di vista della birra servita. È quindi toccato al bresciano “Porta Bruciata” (al cui stand ha lavorato lo staff dell’Hops Beer House di Varese) avere l’onore di essere eletto come miglior birrificio dai presenti grazie alla formula dell’election day con tanto di schede per le votazioni e urna nella quale infilare la preferenza.
Difficile da parte nostra parlare delle singole birre; se dobbiamo sbilanciarci, sottolineiamo (come esempio) la gradevolezza delle varie saison assaggiate (la Jana di “Bellazzi”, la Northup di “Amerino”, la Belka di “Muttnik”), ma come tutti abbiamo delle preferenze in fatto di stili brassicoli, e quindi non è facile dare un giudizio complessivo. Di certo le birre degustate sono sembrate tutte in (almeno) buona forma e secondo un sondaggio non scientifico, fatto chiacchierando con i tanti amici transitati dalla Schiranna, la selezione di prodotti e produttori è piaciuta parecchio.
Se qualcuno volesse aggiungere qui, per iscritto, qualche idea da portare avanti o qualche critica, come sempre, siamo ben pronti a raccoglierla. Già che ci siamo rispondiamo al nostro lettore Fabio S. (non pubblichiamo il commento perché fatto sotto un articolo che non riguarda il VBF) che si lamenta del prezzo per un «misero assaggio»: la formula dei festival birrari è questa, permette (con i gettoni) di degustare tante birre differenti e di portarsi a casa un bel bicchiere riutilizzabile, che l’anno venturo si potrà portare con sé (e quindi non pagare). Poi ovviamente ognuno può rimanere della sua opinione.
Nel chiudere questo pezzo un poco autocelebrativo non possiamo dimenticare chi ha lavorato a vario titolo al festival (citiamo tra gli altri chef Lucio del “Barbaresco” che ha preparato più di mille hamburger dal gusto spettacolare) e dobbiamo ringraziare il gruppo “Clerici Auto” che ha creduto e sostenuto con convinzione il Varese Beer Festival, esponendo anche tre bellissime vetture che hanno catturato l’occhio all’ingresso dell’area feste. Che dire? Arrivederci all’anno prossimo, sempre che nel frattempo al gruppo di lavoro del VBF (Anna, Elisa, David, Paolo) non venga in mente qualche altra idea di quelle che è impossibile lasciar cadere.
Fotogallery 1: il sabato
Fotogallery 2: la domenica
(su VareseNews)
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