(franz) Il viaggio tra le birre del nostro Alessandro Cappelletti era arrivato a metà la scorsa estate. Ora, finalmente, ritorna e lo fa con tempismo perfetto, un un appuntamento dedicato alle birre di Natale con una particolare attenzione al Belgio.
Episodio 6 di 10 – Conciati come il Belgio
I veri appassionati bevitori di birra hanno un calendario di appuntamenti che vengono religiosamente celebrati ogni anno. In tempi normali, queste occasioni ci consentono di dissetarci con specialità stagionali ma soprattutto di fare baldoria. Quest’anno, per ovvi motivi, non è così, ma non sarà certo una pandemia mondiale a placare la nostra sete!
Alcune ricorrenze affondano le loro origini nella notte dei tempi, altre sono più recenti.
– San Patrizio, il 17 marzo. Che ve lo dico a fa? E non fate i fighi solo perché è la Guinness, questo giorno è solo una scusa per rimandare a domani i buoni propositi di sobrietà! Il problema è che il giorno dopo è il mio compleanno.
– Fruehlingsfest, la Festa di Primavera che si tiene tra fine aprile e inizio maggio. E’ una sorta di alter ego dell’Oktoberfest che si celebra sia nelle solite città (Monaco di Baviera, Stoccarda) sia nei piccoli borghi di Germania dove esiste un birrificio privato (quindi più o meno dovunque ci sia un insediamento civile…). Non ha la tradizione secolare della festa bavarese più famosa del mondo, ma… è un problema?
– Oktoberfest. Devo anche perder del tempo per fare la spiega?
– Le birre di Natale! Oh oh oh!!!
Le birre dei Natale sono un classico della bizzarra capacità dei maestri belgi di estrarre gusti e profumi spericolati, sorprendentemente assurdi. Prima dell’esplosione del mondo artigianale, erano i soli, o quasi, a mescolare luppoli, malti e, a volte ma non sempre, spezie, frutta e ingredienti strampalati con molto poco rispetto per i disciplinari canonici di origine e stile britannici, tedeschi o cechi. Per capirci meglio, è come se avessero fatto suonare i Ramones alla prima della Scala!
Oggi pare scontato, ma solo una decina di anni fa, l’arrivo del Natale significava partire alla scoperta di un caleidoscopio di esperienze. La tradizione delle birre di Natale risale al medioevo ed apparteneva, in realtà, non solo ai belgi, ma anche ai sudditi di Sua Maestà di Gran Bretagna, mentre in Germania si producevano soltanto delle generiche e sporadiche winter bier. Le Christmas Ale nel tempo si sono un po’ perse per strada, lasciando campo libero ai festosi capolavori degli artisti di Fiandre e Vallonia, al punto tale che ci si riferisce a queste birre con il termine fiammingo di Kerstbier.
Molte sono diventate punti di riferimento assoluti, altre sono ancora poco conosciute, ciascuna di esse si contraddistingue per una consistente gradazione alcolica e la gioia che si sprigiona dalla schiuma. Farne un elenco completo è impossibile ma, dato che la rubrica è la mia, citerò quelle che negli anni mi hanno deliziato di più e che, soprattutto, mi hanno permesso di capire che “Siamo birre! Oltre alla Lager, c’è di più!”. Faceva così, quella vecchia canzone, non è vero? In ogni caso, siamo pronti per conciarci come il Belgio!
Stille Nacht – De Dolle Brouwers. Il genio pazzo di Kris Herteleer sostiene ancora oggi di aver usato solo il luppolo Poperinge e zuccheri Rodenbach quando ha creato questa birra che ogni anno regala sfumature diverse, prova provata della sua artigianalità, riconducibili in ogni caso ai gusti tipici del periodo natalizio: frutta candita, zenzero, miele, crosta di pane spezie bilanciati ad arte dalle punture amaricanti del luppolo locale. Ha un unico difetto: nasconde abilmente la gradazione alcolica e quando capisci che segna 12°, è già tardi!
Gouden Carolous Christmas – Het Anker. Se vi piacciono i sapori forti di liquirizia, cacao, anice, qui ce n’è un tripudio. In questo caso i mastri birrai di Mechelen non si nascondono e dichiarano apertamente di utilizzare tre luppoli e sei diverse erbe aromatiche. Per scoprire tutte le tonalità, è necessario berne tanta: è un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo! Per il resto dell’anno, ci si può consolare con la Hopsinjoor, prodotta con cinque luppoli. Sta cosa del numero di luppoli usati mi pare di averla già sentita…
Delirium Christmas – Brasserie Huyghe. Versione degenere della già delinquenziale Delirium Tremens. Ogni anno è un manicomio chiassoso ed esagerato, sempre diverso, a volte capita anche che venga pezzata in pieno, ne ricordo una disgustosamente dolciastra. Non date retta ai gradi alcolici: quelli sull’etichetta sono semplicemente indicativi. Se dopo averne bevuta qualcuna vi compare Babbo Natale travestito da maialino rosa, non preoccupatevi, è tutto normale, prima o poi passa! Nel frattempo ascoltate qualche pezzo vecchio dei Pink Floyd.
La Mere Noel – Brasserie Huyghe. Non contenti del crimine commesso con la Christmas, questi teppisti dissacratori hanno inventato Mamma Natale che, se è quella che compare sull’etichetta, non è esattamente in linea con la sacralità di questi giorni. È una specie di doppelbock ricca di frutti a bacca bianca, un po’ di agrumi, qualche accenno di coriandolo e anice. Decisa e luppolata, rispetto al fratello delirante, fa viaggiare la fantasia in un altro modo.
Abbaye Des Rocs Noel – La Brasserie des Rocs. Il grande poeta Charles Baudelaire odiava il Belgio così tanto da scriverne un libro, rimasto fortunatamente incompiuto e inedito ai più, intitolato “La Capitale delle Scimmie”. Le sue violente invettive non hanno risparmiato neanche la bevanda nazionale: «La birra è tratta dalla grande latrina, la Senne; è una bevanda estratta dagli escrementi della città. Così, da secoli, la città beve la sua urina». Charlie, evidentemente non hai mai bevuto la Abbaye Des Rocs Noel, un cioccolatoso capolavoro di classe ed eleganza, avresti sicuramente cambiato idea sui poveri belgi. Almeno per la birra.
Pere Noel – De Ranke. La XX Bitter e la XXX Bitter di questo birrificio di Dottignies fanno sembrare un gioco per fanciulli anche le IPA più estreme. L’urto dei luppoli in fibrillazione aggredisce il palato senza compromessi. La birra delle festività è la loro interpretazione del noto detto: a Natale siamo tutti più buoni.
St Feuillien de Noël – Abbaye de St Feuillien. Una sontuosa birra d’abazia stagionale di color rubino, con aromi di caramello, spezie e malto tostato in odore di santità. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
Kerst Pater – Brouwerij Van Den Bossche. Non so per quale motivo, questa birra non ha mai incontrato il favore dei clienti del mio pub e io, onestamente, non ho mai fatto nulla per fargli cambiare idea. Corposa, oleosa, leggermente acidula (o sour, se vogliamo fare i fighi) è una birra utile per fare filosofia e dimostrare il principio di non contraddizione: o ti piace o non ti piace, tertium non datur. Quando va giù il primo sorso, a me parte una risata di soddisfazione come quella di Babbo Natale.
Het Kapitell Winter – Brasserie Van Eecke. Il catalogo normale è già da solo un compendio di tutto ciò che dà un senso al termine: “Belgian Strong Ale”. Hommelbier è un nome che fa aumentare la salivazione di colpo, così come tutta la linea “Kapitell” raggiunge livelli di epicità. La loro natalina ti mette in pace con il mondo e ti avvolge come un piumone quando fuori è freddo e c’è la nebbia e non c’è bisogno di un DPCM per convincersi di stare in casa. Anche in questo caso, è il luppolo Poperinge che compie il miracolo di imbirrirsi per le festività, un dono gradito dei maîtres brasseurs Hendrik et Philip Leroy.
Puntate precedenti – 1. L’Agripub di Gallarate – 2. U-Fleku – 3. Hacker Pschorr 1417 – 4. Ayinger und Aktien – 5. La Rebelde di Orso Verde –
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