Barba fluente, cultura infinita, esperienza illimitata, capacità rara di raccontare e spiegare. E soprattutto tanta, tanta passione per il suo lavoro e per la birra, due cose che curiosamente coincidevano da cima a fondo.
Oggi è morto Franco Re, il rettore dell’Università della Birra di Azzate e ci ha lasciati, oltre che abbattuti, pure molto più poveri.
Perché Franco è stato un maestro inarrivabile e un esempio per centinaia, migliaia di persone: dai semplici curiosi che desideravano assaggiare una birra speciale agli appassionati che hanno partecipato ai suoi corsi o hanno letto i suoi libri fino ai professionisti della spillatura che nel corso degli anni hanno affollato quello straordinario esperimento che è l’Univesità della Birra. Un posto che accanto al brewpub – noto a tutti – ospita una vera e propria scuola per preparare chi ha deciso di fare della birra il proprio mestiere.

Tra l’altro se questo blog e il concorso da cui ha preso il nome esistono, buona parte del merito va proprio a Franco. Quando decidemmo di inserire un concorso per mastri birrai amatoriali nella festa di VareseNews, il suo nome fu il primo a venirci in mente. Lo contattai senza conoscerlo di persona (sapevo ovviamente chi era, visto che più volte mi aveva servito nel suo locale) e si rivelò subito una persona straordinaria. La sua adesione sincera diede corpo ed energia all’idea di Malto Gradimento che probabilmente senza un supporto così importante avrebbe faticato a decollare. Una collaborazione di breve durata ma fruttuosa, che si sarebbe dovuta ripetere il prossimo settembre. La conferma me l’ha dato Franco stesso lunedì sera, meno di due giorni prima di andarsene: sono stato alla “Sommerfest” dell’Università della Birra e l’ho incontrato, seduto al tavolo con alcuni stranieri. Erano soci della Confratellita di Orval, tanto per non staccare mai dall’argomento birra. Si è congedato un attimo da loro e mi ha salutato calorosamente. In un quarto d’ora scarso ha saputo darmi spunti e insegnamenti: abbiamo ricordato il concorso 2011, parlato della classe di Agostino Arioli e Cesare Gualdoni, dell’ottimo lavoro fatto dei ragazzi di Brewfist ma anche di alcune preoccupazioni che aveva sul mondo dei microbirrifici. Troppo “micro”, in certi casi, e con il rischio fondato di un abbassamento della qualità, visto i tanti tentativi portati avanti anche da soggetti inesperti.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, soprattutto se associata alla sua morte, è stata l’incredibile vitalità dei suoi progetti. “A settembre spero di essere di nuovo ad Anche Io – mi ha promesso – ma ora non posso assicurartelo perché sto continuando a girare l’Italia. Abbiamo la nuova sede di Napoli da curare, un progetto nelle Marche ad Apecchio ma anche uno in Puglia dove sorgerà un museo pubblico sulla storia della birra” e tanto altro ancora. I corsi, il locale, l’aggiornamento costante ma anche la voglia di ritagliare cinque minuti per me e per fare due parole sul mio mini-tour in Belgio del marzo scorso, con tanto di excursus (suo) sul museo della Gueuze di Cantillon.

Un vulcano pronto a eruttare idee a sfondo brassicolo, una dopo l’altra. Una ricchezza, una cultura e una passione infinite, da lasciare senza parole. Come senza parole siamo rimasti quando abbiamo saputo della sua scomparsa, arrivata all’improvviso in un maledetto pomeriggio di luglio. Al caldo, con un ventilatore acceso a scompigliargli un poco quella barbona che era il suo marchio di fabbrica. E che rimarrà tale, perché – caro Franco – mica ci dimenticheremo di te. Solo una cosa: dacci la forza di riuscire a diffondere un milionesimo della cultura della birra che hai divulgato tu. Per noi iper-dilettanti del genere, sarebbe già un bel risultato.

Franz Von Martitt

Ps. Lo spazio dei commenti è aperto per lasciare il vostro ricordo per Franco. Un modo bello e delicato per ricordarlo insieme.