Quando un appassionato – come voi o come noi – si imbatte nella birra artigianale al di fuori dei consueti ambiti in cui ci si aspetta di incontrarla (manifestazioni dedicate, locali specializzati, case di amici e via dicendo) ha sempre un moto d’orgoglio, specie se il prodotto proposto è valido.

Sarà un caso, ma dopo la cosiddetta “ripartenza”, le occasioni di trovare la birra artigianale all’interno di contesti “aperti a tutti”, mainstream direbbero gli amanti dell’inglese, ci sembrano sempre più frequenti. Qualche esempio?

Seguendo lo sport per lavoro, qualche settimana fa ho guardato con attenzione la corsa ciclistica professionistica “Adriatica Ionica Race”. Di solito le premiazioni sono bagnate dallo spumante (o dallo champagne a seconda degli sponsor): in quel caso c’era una birra. Una consuetudine di solito riservata, in Olanda, alla Amstel Gold Race (QUI un racconto di quella corsa) ma in quel caso Amstel (industriale) affianca il suo nome a quello della corsa. Alla “Adriatica Ionica” invece c’era una italianissima birra artigianale, la trevigiana “San Gabriel”, marchio famoso per aver inventato ormai parecchi anni fa la birra al radicchio. Azienda che, tra l’altro, fa anche parte dei fornitori del Giro d’Italia. Una prima “martellata” alla consuetudine. (in alto: il vincitore della Adriatica Ionica Race, Lorenzo Fortunato della Eolo-Kometa, festeggia sul podio – foto di Bettini per BiciPro)

Spostiamoci in provincia di Varese: domenica 11 a Maccagno è andato in scena l’Italian Open Water Tour. In quel caso lo sapevamo già, ma ci ha fatto ugualmente piacere che la birra ufficiale – l’unica servita a nuotatori in acque libere e loro amici/parenti/tifosi – fosse artigianale e varesotta, ovvero Birra OV che da un paio di anni affianca questa manifestazione che ormai conta sette tappe in tutta Italia. (NB: prima di OV la fornitura era di 50&50, quindi questa “storia” prosegue da tanto tempo).

Ancora: un amico ha trascorso un pomeriggio piacevole in un parco della provincia, l’area feste di Casorate Sempione. Senza saperlo, ha scoperto che la gestione del bar è nelle mani di un pub molto conosciuto ma anche molto attento al movimento artigianale, il “Crazy” che ha sede proprio a Casorate. E così, in un parchetto di provincia, al posto di un’anonima industriale prodotta chissà dove, un assetato avventore si trova nel bicchiere una chicca a chilometro zero (anche qui OV, mi par di ricordare).

Ultimo flash, poi diamo spazio ai vostri: Ville Ponti (prestigiosa location per congressi sul colle di Biumo a Varese), presentazione ufficiale della 100a Tre Valli Varesine. Ospiti di alto profilo, tra politici, forze dell’ordine, rappresentanti del mondo economico e sportivo e via dicendo. Rinfresco ben curato, ricco, con spritz e spumante ma con – anche – in bella mostra una boule con ghiaccio con riposte bottiglie di birra artigianale. Helles e APA, nella circostanza, provenienti da Serra Storta, il birrificio di Buscate che spesso lavora conto terzi ma che ha anche una propria linea di prodotti.

Quattro esempi che magari sono coincidenze fortunate, o che forse dicono come – finalmente – il mondo della birra artigianale è sempre più consueto nelle vicende di ciascuno di noi. Voi cosa ne dite? Vi sono capitate situazioni simili negli ultimi mesi? Aspettiamo le vostre testimonianze.

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