Prima la Valceresio (con “In Mostra”), poi la Valcuvia (con la beer firm “Ma.Bo.”), ora finalmente anche il Luinese: ci ha messo qualche anno, ma anche l’estremo nord del Varesotto è entrato a pieno titolo nella geografia della birra artigianale provinciale e nazionale.

L’ultimo tassello è recentissimo ed ha preso vita proprio nella città di Piero Chiara, Luino, grazie all’intraprendenza di un giovane appassionato che si è gettato anima e corpo in un progetto a cui ha dato anche il suo nome: Alessandro Cocco, infatti, ha fondato “La Birra del Sandro” che sta per esordire con le prime bottiglie prodotte sull’impianto del già citato Birrificio in Mostra di Induno Olona. 

«Cominciamo con una smoked stout che si chiama Bi Gig, termine che viene da lontanissimo perché è quello che indicava la birra scura tra i sumeri. Suona bene, mi è piaciuto da subito e ho iniziato a ripeterlo finché mi è sembrato adatto – racconta Alessandro che lavora nel campo della ristorazione e che proseguirà nella sua professione accanto all’attività in sala cottura – A ruota uscirà invece una blanche che si chiamerà Open Hop: abbiamo appena effettuato la cotta a Induno e verrà pronta nelle prossime settimane».

Il momento per fondare una beer firm (birrifici che producono su un impianto terzo ndr) – la cosa vale per tante altre imprese di tanti, svariati campi – non è certo dei più facili. «Purtroppo è vero, ma la decisione era presa e ho deciso di cominciare. Mi sono appassionato da bevitore: dopo qualche viaggio a cercare birre ho iniziato a fare l’homebrewer con i kit e poi sono passato alla tecnica all-grain. Infine ho conosciuto i ragazzi di In Mostra dove è sbocciata la possibilità di produrre su un impianto piccolo, ma professionale».

Per la distribuzione, come prevedibile, siamo ai primi passi: «Cominciamo con alcuni locali della zona che lavorano in regime di delivery in attesa delle riaperture dei pub e dei ristoranti. Diversi di loro erano già disponibili ma ovviamente per il momento abbiamo lasciato in stand by la cosa. E poi, conto sul mercato locale: piccoli distributori e altre rivendite. Siamo agli inizi».

La passione, come per tanti predecessori, è stato il motore principale: «Nella nostra zona c’è ancora poca cultura per quanto riguarda la birra artigianale, anche se Varese non è lontana. Credo però che ci sia ancora tanto terreno fertile, e parlare al pubblico di questo prodotto meraviglioso è un’idea che mi frullava in testa da tempo. Io come detto mi sono innamorato con alcuni viaggi: cito il Belgio che è uno dei Paesi di riferimento, anche se forse per me le scuole più importanti sono quelle britanniche e americane. Poi c’è tutto il discorso delle acide, appunto belghe, che amo: chissà che con il tempo non possa produrne una anche io. Ma non ho ancora avuto occasione di pensarci: prima voglio pensare a una gamma più completa per la Birra del Sandro. Dopo la smoked stout e la blanche, arriveranno nel corso del 2021 una IPA, in primavera, e una bassa fermentazione dopo l’estate».

Detto degli stranieri, l’ultimo accenno è per la scena artigianale italiana. «Di certo, se devo citare un produttore che mi ha stimolato dico Lambrate: la mia Bi Gig è liberamente ispirata alla Ghisa e non ne faccio mistero. Poi voglio bene ai ragazzi di War, che ho visitato e con cui ho un contatto duraturo: appena si potrà tornare a circolare, andrò da loro con le mie prime birre “ufficiali”. Infine cito di nuovo Andrea e Alessandro di In Mostra: mi hanno consigliato, aiutato, aperto le porte nei giorni di cotta per poter fare esperienza». Una rete, quella del Nord del Varesotto, che si stringe per aiutare chi si lancia in questo mondo, come a dire: non c’è concorrenza tra noi, ma la possibilità di guadagnare un pezzettino di mercato ora occupato da altre bevande o dall’industria. Un segnale positivo in un momento difficile.

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