Da oltre 25 anni, Agostino Arioli è uno dei volti più importanti e riconosciuti del movimento della birra artigianale italiana. Per i lettori di Malto Gradimento non è nemmeno necessaria una sua presentazione, per chi invece è meno avvezzo a questo mondo ricordiamo che Ago è stato il fondatore di uno dei primissimi brewpub che iniziarono a produrre birra artigianale a metà degli anni Novanta (prima non era possibile, per legge). Quel posto era il Birrificio Italiano di Lurago Marinone, ai cui tavoli molti di noi hanno assaporato per la prima volta qualcosa di ben diverso rispetto alle classiche birre da supermercato o da pub in circolazione sino a quel momento.

Arioli, aveva iniziato a lavorare nel mondo della birra in alcuni stabilimenti industriali (del resto non c’erano alternative), sia alla Poretti-Carlsberg di Induno Olona sia alla Von Wunster di Comun Nuovo in provincia di Bergamo e nel suo percorso professionale a metà degli anni Ottanta incontrò Gianni Pasa (a destra nella foto), mastro birraio veneto che aveva studiato e imparato il mestiere anche in Germania.

Fu Pasa a dare ad Agostino le prime indicazioni su come brassare una birra in casa e su come poi perfezionarla. Poi toccò ad Arioli “scrivere la storia” aprendo il locale di Lurago Marinone, inventando la leggendaria Tipopils e via via ingrandendo l’attività che oggi ha sede – per quanto riguarda la produzione – a Limido Comasco.

Proprio la pagina Facebook del Birrificio Italiano racconta oggi del rapporto tra Arioli e Pasa e svela un nuovo “progetto” che è una vera e propria sfida in ambito brassicolo. «Se non ci fosse stato Gianni dubito che la mia vita sarebbe stata simile a quella che sto vivendo – spiega Agostino – per ringraziarlo degli insegnamenti e del tempo che mi ha regalato e per celebrare il legame che ci unisce era tempo di fare una birra insieme».

Per la produzione però, la scelta è ricaduta sull’utilizzo di un ingrediente molto particolare, il mais, cereale che solitamente viene usato in ambito industriale per ridurre i costi, visto il prezzo minore rispetto all’orzo. E per questo viene generalmente malvisto dai produttori e dagli appassionati della birra artigianale, e lo stesso Arioli non nasconde la sua diffidenza. Ma il gusto della sfida è troppo forte: «La nostra idea è quella di dimostrare che se il mais viene trattato con cura e metodo artigianale può essere nobilitato e trasformato in una risorsa birraria sorprendente. Riusciremo a smontare un altro assioma?». Lo vedremo presto e di una cosa siamo sicuri: se c’è uno che può riuscire in questa operazione, questo è certamente Agostino Arioli.

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